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Famiglia e minori

accredited school Tuscan Region N FI0940, non-profit association registered at the Tuscany Region n° 2435

Famiglia e minori

  • TAR Veneto Sentenza del 14 dicembre pubblicata il 19 dicembre 2016 n. 1402: l'art. 19 D.Lgs n.286/1998 non pone affatto alcuno status di assoluta "inespellibilità" in favore delle categorie di soggetti elencate nel medesimo articolo, dal momento che la stessa disposizione normativa ha cura di precisare, in linea generale, che l'espulsione non è consentita "salvo che nei casi previsti dall'articolo 13, comma 1" e, con riferimento ai possessori di carta di soggiorno, la medesima norma fa salvo "il disposto dell'articolo 9"
  • TAR Lombardia Sentenza del 1° dicembre 2016 pubblicata il 15 dicembre 2016 n. 1719: "il provvedimento impugnato non si sofferma a motivare sull'importanza e qualità dei rapporti fra il ricorrente e il suo figliolo, attualmente un ragazzino di dieci anni, e quindi trascura un interesse privato in astratto assai rilevante. In astratto, tali rapporti sono prescritti dalla sentenza di separazione pronunciata nel Paese di origine dei coniugi (doc. 6 ricorrente, copia di essa, p. 3 in fondo: si riconosce un diritto di visita per due fine settimana al mese e il mese di agosto per le vacanze insieme) e in base agli atti risultano mantenuti. Va allora osservato che allontanare il ricorrente dall'Italia, ove il figlio risiede, significa rendere quasi impossibili, o comunque molto problematici, tali rapporti, venendo in definitiva a privare un minore della figura paterna. Nel riesaminare l'affare, l'amministrazione dovrà quindi appurare se in fatto i rapporti fra padre e figlio proseguano, e con quale frequenza, assumendo informazioni dalla madre, e se del caso dalla scuola ovvero dai servizi sociali; a seguito dell'accertamento, dovrà provvedere comparando l'interesse privato al mantenimento di tali rapporti, se e in quanto in concreto esistenti, con quello della sicurezza pubblica"
  • TAR Campania Sentenza del 26 ottobre 2016 pubblicata il 13 dicembre 2016 n. 5725: fondata e assorbente deve ritenersi la censura con la quale parte ricorrente lamenta la mancata valutazione della pericolosità sociale dell'istante in presenza, da un lato, di una condanna che la normativa non prevede come automaticamente ostativa al rilascio del permesso di soggiorno, nonché di precedenti di polizia non meglio specificati, e dall'altro, dell'omesso bilanciamento di tali elementi con il suo inserimento sociale, familiare e lavorativo nel paese (vive in Italia dal 2008, convive con una connazionale ed è padre di una bambina nata ad Aversa in data .././2010), ed inoltre il ricorrente è stato condannato con sentenza del Tribunale di Napoli del 9.07.2009, per violazione degli articoli 110, 337, 576, 582 e 585 c.p., reati che non rientrano nell'ambito del citato art. 380, tra le fattispecie per le quali è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza 
  • TAR Lombardia Sentenza del 21 settembre 2016 pubblicata il 19 novembre 2016 n. 1535: "sulla situazione personale del ricorrente gravano ancora i dubbi collegati al procedimento penale per violenza sessuale. È tuttavia necessario, in mancanza di altri sintomi attuali di pericolosità sociale (la Questura non ha chiarito l'esito della denuncia-querela per minacce), attendere quantomeno la sentenza di primo grado; per il momento, non sussiste quindi una precisa ragione di interesse pubblico che si opponga alla permanenza del ricorrente in Italia, mentre appare meritevole di tutela l'interesse all'unità del nucleo familiare; al riguardo, occorre però sottolineare che la prosecuzione del soggiorno è ammissibile a condizione che il ricorrente si prenda effettivamente cura delle esigenze morali e materiali dei familiari, particolarmente dei figli minori, e continui nello svolgimento di attività lavorativa regolare, per procurarsi un reddito da fonte lecita con il quale adempiere le proprie obbligazioni. Solo in questo modo è possibile ottenere l'effetto di non incidere negativamente sul benessere del Paese ospitante, circostanza che costituisce un elemento apprezzabile quando sia necessario scegliere tra permanenza ed espulsione"
  • TAR Lombardia Sentenza del 19 ottobre 2016 pubblicata il 27 ottobre 2016 n. 1399: il ricorrente risulta gravato da un solo precedente penale, di lieve entità, risalente di qualche anno e, più precisamente, così come gli episodi in cui il ricorrente è risultato essere assuntore di droga, al periodo antecedente l'inizio della convivenza con la compagna e suo figlio. Tale situazione familiare non è stata tenuta in alcun conto dall'Amministrazione, pur essendo formalmente riconosciuta dall'anagrafe comunale (cfr. stato famiglia), così come è stata disconosciuta un'attività lavorativa che si è consolidata sin dal dicembre 2015 (come comprovato dalle buste paga, dall'estratto conto INPS e dal versamento in conto corrente degli stipendi corrisposti) e, quindi, in un momento ben anteriore a quello di adozione dell'atto
  • TAR Veneto Sentenza del 20 ottobre 2016 pubblicata il 25 ottobre 2016 n. 1187: alla data del 3 luglio 2015, giorno in cui l'odierno ricorrente ha presentato istanza per il rilascio del permesso di soggiorno per minore età e la Questura di Venezia ha contestualmente comunicato i motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza per mancata produzione del decreto di apertura della tutela da parte del Giudice tutelare, il sig. ** era ancora minorenne, con la conseguenza che la Questura, nelle more della nomina di un tutore, avrebbe dovuto comunicare i suddetti motivi ostativi al Centro di accoglienza ove il minore era ospitato (e di cui la Questura di Venezia era stata informata dal Comune di Venezia con nota del 9 giugno 2015- All.4 del fascicolo del Ministero dell'Interno), non potendo ritenersi legittima la comunicazione ex art. 10-bis L.n.241/90 indirizzata direttamente ad un soggetto minorenne. Né nel presente caso, per giustificare il provvedimento di archiviazione, è possibile rifarsi all'art. 32 D.Lgs. n.286/1998, laddove rimanda al previo parere positivo del Comitato per i minori stranieri di cui al successivo art. 33 del medesimo Decreto Legislativo in quanto, a prescindere dalla questione concernente il soggetto cui incomba la richiesta del suddetto parere, il rilascio del permesso di soggiorno per minore età (oggetto del presente giudizio) prescinde del tutto dal suddetto parere, che interviene, a certe condizioni, solo in un secondo momento ed in un diverso procedimento amministrativo, qualora lo straniero, compiuta la maggiore età, richieda un nuovo e diverso titolo di soggiorno
  • Consiglio di Stato Sentenza del 13 ottobre 2016 pubblicata il 20 ottobre 2016 n. 4401: le sentenze che dichiarano l'incostituzionalità rilevano nel processo amministrativo anche indipendentemente dalla proposizione da parte del ricorrente di corrispondenti censure, quando l'applicazione delle norme censurate di incostituzionalità rientri tra le questioni sottoposte al giudice con i motivi di ricorso, potendo il giudice amministrativo rilevare d'ufficio la dichiarazione di incostituzionalità, totale o parziale, delle disposizioni applicate con il provvedimento impugnato (Cons. St., sez. IV, 25 giugno 2013, n. 3449; id. 18 giugno 2009, n. 4002). In applicazione di tali principi, quindi, il diniego di rilascio del permesso di soggiorno deve essere annullato, in quanto applicativo di una disposizione dichiarata, in corso di causa, incostituzionale in parte qua. Per tali ragioni, l'appello deve essere accolto e la sentenza appellata deve essere riformata, con l'accoglimento del ricorso di primo grado e l'annullamento del provvedimento di diniego impugnato
  • Consiglio di Stato Sentenza del 6 ottobre 2016 pubblicata il 20 ottobre 2016 n. 4386: la mancanza di reddito nella misura richiesta non rappresenta una causa automaticamente ostativa alla permanenza in Italia, in quanto in presenza di legami familiari stabili dello straniero in Italia, in ragione dei quali, tra l'altro, è stato effettuato il "ricongiungimento familiare", è necessario un bilanciamento ragionevole e proporzionato tra l'esigenza, da un lato, di di regolare i flussi migratori e, dall'altro, l'esigenza di salvaguardare i diritti riconosciuti dagli artt. 29 e segg. della Costituzione, senza discriminazione alcuna (cfr. Cons. Stato Sez. III, 26/05/2016, n. 2229), senza considerare che in caso di perdita del lavoro è possibile rilasciare il permesso di soggiorno per attesa occupazione
  • TAR Lombardia Sentenza del 12 ottobre 2016 pubblicata il 17 ottobre 2016 n. 1884: l'amministrazione deve riesaminare il caso ponendo in comparazione il tipo di reato per il quale il ricorrente è stato condannato con la tutela del suo nucleo familiare, in considerazione della presenza in Italia degli unici parenti di secondo grado ancora in vita, secondo la ricostruzione effettuata dalla ricorrente 
  • TAR Toscana Sentenza del 5 ottobre 2016 pubblicata il 17 ottobre 2016 n. 1478: "il legame familiare con il genitore nella fattispecie non vale ad ottenere il rilascio del titolo richiesto, sia per la mancata convivenza tra padre e figlio, sia per la palese insufficienza del reddito del primo a giustificare il mantenimento del figlio a carico, sia perché l'istanza di rinnovo presentata dal ricorrente presuppone un'attività di lavoro autonomo ed una capacità reddituale che non sono state in alcun modo dimostrate"
  • TAR Lombardia Sentenza del 12 ottobre 2016 pubblicata il 15 ottobre 2016 n. 1339: l'amministrazione ha dato atto della ponderazione comparativa dei valori in conflitto (diritto alla vita familiare - bene giuridico della sicurezza pubblica), e della necessità di prevenire le condotte illecite; lo svolgimento di un'attività lavorativa durante il regime carcerario non introduce un elemento suscettibile di positivo apprezzamento, in presenza di un rilevante ruolo criminale e dei solidi vincoli instaurati in passato con gli ambienti delinquenziali
  • TAR Lombardia Sentenza del 5 ottobre 2016 pubblicata l'11 ottobre 2016 n. 1322: dimostrata la capacità reddituale, il diniego del titolo di soggiorno in ragione della condanna riportata per un reato di lieve entità, senza una concreta valutazione della pericolosità attuale del soggetto, appare privo di adeguata motivazione, considerata anche la situazione familiare del ricorrente
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 21 settembre 2016 pubblicata il 3 ottobre 2016 n. 827: la tesi del ricorrente, espressa nel primo motivo di ricorso, circa il fatto che anche il reddito della sorella può integrare il requisito necessario richiesto dall'ultima parte dell'art. 22, comma 11, T.U. Imm., non può essere condivisa
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 21 settembre 2016 pubblicata il 3 ottobre 2016 n. 826: non sempre la tutela dell'unità del nucleo familiare può avere la priorità rispetto ad esigenze di tutela collettiva, altrimenti la presenza del nucleo familiare diventerebbe una sorta di licenza di delinquere senza possibilità di essere allontanati
  • TAR Lombardia Sentenza del 22 settembre pubblicata il 26 settembre 2016 n. 1236: le ragioni addotte a sostegno del diniego così opposto dall'amministrazione sono riferite alla condizione del coniuge della ricorrente, il quale risulta privo di titolo di soggiorno in quanto non rinnovato, giusto provvedimento del 21 luglio 2016, in ragione della condanna subita per reati in materia di stupefacenti, per effetto della quale attualmente è in stato di detenzione;nel provvedimento di rigetto è stata quindi ampiamente evidenziata la situazione complessiva familiare della ricorrente che, priva di un'autonoma attività lavorativa, risulta aver beneficiato sino ad ora, ai fini del sostentamento familiare, dei proventi derivanti dall'attività illecita del marito
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 7 settembre 2016 pubblicata l'11 ottobre 2016 n. 841: "l'asserita circostanza della convivenza con una sorella che provvederebbe interamente al mantenimento dell'attuale ricorrente non è mai stata comunicata all'Autorità procedente anteriormente all'adozione dell'atto impugnato ed è pertanto definitivamente irrilevante; essa non è nemmeno comprovata per quanto attiene sia l'effettiva esistenza di tale rapporto di parentela, sia la convivenza, sia il mantenimento; essa è comunque inconferente in quanto l'attuale ricorrente deve possedere - alla data di adozione dell'atto impugnato: 23.5.2016 (e non dopo) - autonomi e legittimi mezzi di sostentamento economico sul territorio nazionale"
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 7 settembre 2016 pubblicata l'11 ottobre 2016 n. 838: la condizione di inespellibilità di cui all'art. 19, in deroga alla normativa in materia di ingresso e soggiorno degli stranieri in Italia, non si traduce in un diffuso diritto all'ulteriore soggiorno al compimento della maggiore età qualora non sussistano i presupposti previsti dalla legge
  • Consiglio di Stato Sentenza del 19 maggio - 10 agosto 2016 n. 3569: in presenza degli stretti legami familiari ed in assenza di alcun legame con il Paese d'origine, si sarebbe dovuto applicare l'art. 5, comma 5, del d.lgs. 286/1998, anziché considerare ostativa l'isolata condanna (peraltro, concernente un fatto di "lieve entità", trattandosi di furto in un centro commerciale di due camice ed un paio di cuffiette auricolari per un valore complessivo di euro 67,88, mentre l'aggravante è dovuta all'aver tolto le placche antitaccheggio e nascosto la merce), in quanto non sintomatica di pericolosità sociale
  • TAR Veneto Sentenza del 19 luglio 2016 n. 848: la tutela dell'unità familiare viene a recedere rispetto al superiore interesse al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica, non essendo possibile giustificare la permanenza dello straniero sul territorio nazionale soltanto in virtù del vincolo familiare, in quanto ciò rischierebbe di tradursi in una sorta di legittimazione a commettere reati caratterizzati da un evidente disvalore ed indice di pericolosità sociale
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 29 giugno - 13 luglio 2016 n. 230: "a sostengo del diniego impugnato, non possono rilevare in questa sede i precedenti penali del ricorrente; sotto altro profilo che la situazione familiare del ricorrente, pur non essendo di per sé sufficiente ad inibire l'adozione di misure incidenti sulla permanenza sul territorio nazionale del cittadino extracomunitario (Cons. Stato, Sez. III, 25 maggio 2015, n. 2600), doveva in ogni caso costituire oggetto di valutazione (ex multis, TAR Piemonte, Sez. I, 8 gennaio 2014 n. 33). Con particolare riferimento a tale ultimo profilo deve ritenersi irrilevante che sia già stata esaminata in passato e, in quell'occasione, ritenuta sufficiente a superare le criticità rilevate con conseguente rilascio del titolo di soggiorno. Le esigenze di tutela dell'integrità del nucleo familiare, infatti, non costituiscono una sorta di bonus spendibile in unica soluzione ma, in ragione della rilevanza costituzionale del bene giuridico protetto, devono essere sempre valutate nell'ambito della ponderazione degli opposti interessi cui è chiamata l'Amministrazione in occasione dell'adozione di atti suscettibili di incidere in tale ambito"
  • TAR Lombardia Sentenza del 6 aprile - 13 luglio 2016 n. 997: la Corte ha precisato che la presenza di familiari (inclusi i minori) non è sempre un elemento in grado di impedire l'espulsione per gravi reati (v. CEDU Sez. I 14 febbraio 2012, Antwi, punti 98 e 104). La famiglia rimane quindi solo uno dei parametri da utilizzare, a maggior ragione quando la presenza dei familiari non abbia rappresentato un valido deterrente rispetto ai comportamenti illeciti. Nello specifico, inoltre, i figli sono attualmente tutti maggiorenni, e, come risulta dalla dichiarazione dei redditi relativa al 2014, solo la moglie e il figlio più giovane (nato nel 1991) sono a carico del ricorrente. Tutti i familiari dispongono, o potrebbero disporre, di un titolo di soggiorno svincolato da quello del ricorrente
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 15 giugno - 12 luglio 2016 n. 701: il ricorrente è stato condannato per il reato di lesioni aggravate dall'uso di un coltello commesso nel 2009 con concessione delle attenuanti generiche e dell'attenuante per il risarcimento del danno e per il reato di cui all'art. 73 DPR 309/1990 ad una pena edittale non particolarmente significativa che fa presumere l'inquadramento del fatto nell'ipotesi attenuata di cui all'art. 73, comma 5, DPR 309/1990. A fronte di tali precedenti il giudizio sulla pericolosità deve essere motivato con particolare cura, trattandosi di un soggetto che ha trascorso la maggior parte della sua vita in Italia con una madre che sta per diventare cittadina italiana
  • TAR Abruzzo Sentenza dell'1 - 4 luglio 2016 n 248: non può rigettarsi una istanza presentata da un cittadino extracomunitario volta ad ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno facendo esclusivo riferimento ad una condanna (nella specie ad anni due e mesi dieci di reclusione) per il reato di traffico di sostanze stupefacenti, senza anche considerare la sussistenza di legami familiari rilevanti ex art. 29, comma 1, del T.U. Immigrazione (moglie e figlio conviventi), tali da giustificare la necessaria valutazione discrezionale dell'Amministrazione ed il bilanciamento degli interessi, ragionevole e proporzionato tra l'esigenza, da un lato, di salvaguardare l'ordine e la sicurezza pubblica e, dall'altro, l'esigenza di salvaguardare i diritti riconosciuti dalla Costituzione a tutela della famiglia. Ciò posto, quanto alla pericolosità sociale, non sembra che nella specie sia stata adeguatamente considerata la posizione del ricorrente, visto che questi non risulta allo stato che abbia mai subito condanne penali, in quanto il procedimento penale a suo carico è ancora nella fase embrionale 
  • TAR Lombardia Sentenza del 18 maggio - 24 giugno 2016 n. 1249:una condanna recente per reati odiosi commessi nell'ambito del contesto domestico non può essere automaticamente sanata dalla prosecuzione della convivenza (trasformatasi, nel caso di specie, in matrimonio) e dal rafforzamento del nucleo familiare. Risulta invece del tutto ragionevole una deduzione di pericolosità sociale assoluta e assorbente rispetto ad ogni altra considerazione, come quella effettuata dalla Questura, che discenda dalla valutazione in concreto dei comportamenti delittuosi operati dallo straniero richiedente il rinnovo del titolo di soggiorno
  • TAR Lombardia Sentenza del 23 marzo - 21 giugno 2016 n. 862: la Questura collega la pericolosità sociale agli episodi già trattati nella sentenza penale, senza evidenziare fatti nuovi. Non è quindi dimostrato il requisito dell'attualità. La persistenza di contatti tra il ricorrente e il Paese di origine può essere spiegata con il desiderio di conservare i rapporti con una parte della famiglia, ma non cancella la circostanza che i legami familiari più stretti riguardano soggetti residenti in Italia
  • TAR Piemonte Sentenza del 23 marzo - 18 giugno 2016 n. 879: il Collegio non ritiene applicabili al caso di specie le disposizioni di cui al D. L.vo 30/2007, che disciplina il diritto di libero ingresso e circolazione nell'ambito del territorio dello Stato italiano dei cittadini della Unione Europea o dei loro famigliari, qualsiasi cittadinanza essi abbiano. Lo speciale regime di libera circolazione accordato ai cittadini extracomunitari dal D. L.vo 30/2007 si deve intendere infatti limitato a quei cittadini extracomunitari che intendano fare ingresso nel territorio dello Stato in qualità di famigliari al seguito di un cittadino comunitario che non abbia la cittadinanza italiana. Nel caso di specie il ricorrente, che è cittadino extracomunitario, risultava residente in Italia in forza di permesso di soggiorno per lavoro subordinato, e quindi a titolo differente dai motivi famigliari. Il famigliare di riferimento in questo caso è il coniuge di cittadinanza italiana, rispetto al quale, nell'ambito del territorio dello Stato Italiano, non ha alcun senso ipotizzare il diritto di libera circolazione, che evidentemente costituisce un portato dello status di cittadino italiano. La situazione del ricorrente va quindi valutata alla stregua dei criteri generali desumibili dagli artt. 4, 5, 19 e 30 del D. L.vo 286/98
  • TAR Marche Sentenza del 17 giugno 2016 n. 395: la vicenda inerente alla revoca del permesso di soggiorno per motivi familiari rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, come tutte le controversie relative a tale tipologia di permesso di soggiorno 
  • TAR Veneto Sentenza del 12 - 27 maggio 2016 n. 553: la situazione del ricorrente, in relazione al fatto di essere entrato in Italia per ricongiungimento familiare, non comporta alcuna esenzione dall'onere di soggiacere alle normali regole di comportamento dei cittadini stranieri, che non possono certamente trattenersi nel territorio nazionale quando la loro mancanza di una posizione lavorativa e le segnalazioni di polizia a loro carico dimostrano la mancata integrazione sociale nel territorio dello stato
  • Consiglio di Stato Sentenza del 28 aprile - 26 maggio 2016 n. 2227: al reddito percepito non è sommabile quello dei familiari indicati dall'appellante (cugini e fratello), trattandosi di soggetti che non rientrano tra i componenti del nucleo familiare, come individuato dall'art. 29, comma 1, D.lgs. n. 286/1998, per il quale rilevano solamente i legami familiari più stretti (coniugi, figli minori, figli maggiorenni a carico, genitori a carico), con esclusione di ogni altro vincolo di consanguineità
  • TAR Veneto Sentenza del 28 gennaio - 11 maggio 2016 n. 462: la nascita di una figlia e la conseguente situazione familiare, che dal provvedimento si arguisce essere stata conosciuta e valutata, viene correttamente ritenuta non sufficiente a rimuovere il giudizio di disvalore intrinseco alla condanna del ricorrente per spaccio continuato di cocaina nell'anno 2011, posto che l'unità familiare che l'ordinamento tutela è stata messa a repentaglio dalla gravità dei comportamenti del ricorrente, il quale per ciò solo si pone al di fuori della tutela stessa
  • TAR Liguria Sentenza del 22 - 26 aprile n. 415: nel caso di specie, il ricorrente non ha provato né l'esistenza di un rapporto di lavoro in atto (non risultando dalla banca dati INPS il rapporto a tempo determinato alle dipendenze di **), né la sussistenza del richiamato requisito reddituale, posto che, a tal fine, non rileva il reddito del fratello, giacché i fratelli non rientrano tra i familiari per i quali può essere richiesto il ricongiungimento, per i quali soltanto è ammesso il cumulo ai fini del raggiungimento del reddito minimo prescritto (art. 29 D. Lgs. n. 286/1998)
  • TAR Liguria Sentenza del 22 - 26 aprile n. 411:  il provvedimento dà conto della presenza sul territorio dello Stato dei due figli minori del ricorrente nati successivamente alla commissione del delitto ostativo e, come emerge dal provvedimento di diniego della misura di sicurezza dell'espulsione, il ricorrente è stato positivamente affidato in prova ai servizi sociali onde deve ritenersi che, contrariamente a quanto sostenuto nel provvedimento di diniego del permesso di soggiorno, la presenza di legami familiari insorti successivamente al reato abbia svolto una efficace azione di deterrenza rispetto alla commissione di delitti: tali legami familiari devono essere valutati come prevalenti rispetto alla pericolosità sociale del ricorrente che, come risulta dalla documentazione in atti, risulta attenuata per effetto del positivo esito della misura alternativa della detenzione
  • TAR Liguria Sentenza del 22 - 26 aprile n. 410: il provvedimento ha dato conto dei legami familiari esistenti in Italia con il padre e il fratello del ricorrente ritenendoli tuttavia sub valenti rispetto alla gravità del reato commesso e alla pericolosità sociale del ricorrente ma, tuttavia, tale valutazione non appare sufficientemente giustificata atteso l'esito positivo dello svolgimento dei lavori di pubblica utilità che, pur imposti con la sentenza, consentono di mitigare la valutazione della pericolosità del ricorrente
  • TAR Lombardia Sentenza del 27 gennaio - 19 aprile 2016 n. 552: la Questura ha individuato un corretto punto di equilibrio nella revoca del permesso di soggiorno di lungo periodo (che è incompatibile con la condanna per gravi reati: v. considerando n. 8 della Dir. 25 novembre 2003 n. 2003/109/CE) e nel rilascio del permesso di soggiorno ordinario (che tutela comunque l'interesse del ricorrente e dei suoi familiari a proseguire la permanenza in Italia)
  • TAR Lazio Sentenza del 7 - 15 aprile 2016 n. 239:  il comma 1 bis dell'art. 32 del decreto legislativo n. 286/98, come successivamente modificato dalle norme sopra citate, prevede due distinte ipotesi che consentono di realizzare il presupposto per il rilascio del permesso di soggiorno per lavoro ad un minore straniero entrato in Italia non accompagnato: la prima ipotesi è quella che riguarda i minori che, come il ricorrente, sono stati affidati a comunità ai sensi dell'art. 2 della legge 4 maggio 1983 n. 184 (circostanza non contestata), ovvero sottoposti a tutela: in questo caso è richiesto un previo parere positivo del Comitato per i minori stranieri di cui all'art. 33 dello stesso decreto legislativo; la seconda ipotesi riguarda sempre i minori non accompagnati, ma che siano stati ammessi per un periodo non inferiore a due anni in un progetto di integrazione sociale e civile. Le due distinte ipotesi sono infatti collegate da un "ovvero" che indica la possibilità che ricorra la prima o la seconda ipotesi per il configurarsi del presupposto necessario per il rilascio del permesso di soggiorno. Nel caso in esame l'Amministrazione avrebbe dovuto, prima di respingere la richiesta, verificare se il Comitato per i minori stranieri riteneva di poter rilasciare un parere positivo rispetto al provvedimento richiesto; e tale parere (positivo o negativo), in quanto atto endoprocedimentale, doveva essere acquisito dall'Amministrazione procedente
  • Consiglio di Stato Sentenza del 20 novembre 2014 - 13 aprile 2016 n. 1468: nel contesto di una norma (l'art. 5, comma 5) tuttora ispirata al principio dell'automatismo preclusivo (vincolato) quale effetto di determinate condanne penali, il legislatore ha introdotto una eccezione per il caso dello straniero, che abbia esercitato il diritto al ricongiungimento familiare ovvero sia familiare ricongiunto. Verificandosi tale ipotesi, il diniego del permesso di soggiorno non è mai vincolato e la relativa determinazione deve procedere da un'apposita valutazione discrezionale, congruamente motivata. La disposizione introdotta dal d.lgs. n. 5/2007 è poi stata oggetto di una interpretazione estensiva da parte di questa Sezione: si è osservato, infatti, che trattandosi di una norma ispirata alla tutela dell'unità familiare, appariva irragionevole limitare il beneficio alle famiglie riunitesi grazie alla procedura di ricongiungimento, escludendone quelle di analoga struttura e composizione, che si trovino già riunite senza bisogno di quella procedura. Lo stesso orientamento è stato, poi, ampliato nella sua portata dalla Corte costituzionale, la quale, con sentenza n. 202/2013, ha dichiarato incostituzionale la disposizione in esame, nella parte in cui non estende il beneficio a tutti gli stranieri che abbiano "legami familiari" in Italia, ancorché non vi sia stata una formale procedura di ricongiungimento. Passando, dunque, all'esame della situazione personale dell'appellante, si osserva che egli ha dedotto e documentato che in Italia vivono - con permesso di soggiorno "di lungo periodo" - i suoi genitori. Questa circostanza è di per sé sufficiente ad escludere, nel suo caso, l'automatismo preclusivo della condanna penale
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 20 febbraio - 10 aprile 2016 n. 432: Il permesso per motivi di famiglia non poteva essere rinnovato al medesimo titolo, a causa del venir meno (non contestato) del requisito indefettibile della convivenza con il familiare cittadino italiano (il fratello). Nessuna disposizione consente la conversione del permesso da motivi familiari a motivi di lavoro/attesa occupazione (l'art. 30, comma 5, del T.U. 286/98 la prevede soltanto in relazione alla diversa ipotesi del permesso per ricongiungimento e, comunque, soltanto in limitati casi - es. morte, separazione legale, ... - non ricorrenti nella fattispecie). Pertanto, il ricorrente non avrebbe potuto ottenere tale conversione neanche se la avesse richiesta in costanza di esecuzione del rapporto di lavoro
  • TAR Lombardia Sentenza del 6 - 8 aprile 2016 n. 667: "quanto affermato nel ricorso circa il fatto che la norma di cui all'art. 18 bis, c. 4 bis, d.lgs. n. 286/1998 attribuisca alla p.a. la facoltà, e non un dovere, di revocare il permesso di soggiorno e di disporre l'espulsione in caso di condanna per alcuni delitti commessi in ambito di violenza domestica non inficia in alcun modo la legittimità del provvedimento impugnato: nel caso di specie l'amministrazione ha, invero, legittimamente ritenuto sussistenti i presupposti per l'esercizio di tale potere"
  • TAR Liguria Sentenza dell'1 - 4 aprile 2016 n. 313: il ricorrente non ha provato la sussistenza del prescritto requisito reddituale, posto che, a tal fine, non rileva il reddito del fratello, giacché i fratelli non rientrano tra i familiari per i quali può essere richiesto il ricongiungimento, per i quali soltanto è ammesso il cumulo ai fini del raggiungimento del reddito minimo prescritto (art. 29 D. Lgs. n. 286/1998)
  • TAR Umbria Sentenza del 9 marzo - 1° aprile 2016 n. 306: in occasione del ricorso per l'annullamento dell'atto di diniego di rinnovo del permesso di soggiorno, non può farsi valere un'allegazione documentale, o comunque di fatto (quali la presenza in Italia di stretti familiari), concernente gli oneri di allegazione e di produzione che le norme in tema di permesso di soggiorno configurano a carico dell'interessato al momento della presentazione della domanda o, al limite, prima della adozione del relativo provvedimento e giammai in seguito ad esso
  • TAR Umbria Sentenza del 10 febbraio - 1° aprile 2016 n. 302: l'invocato bilanciamento degli interessi tra tutela dell'ordine pubblico da un lato e tutela dell'unità familiare dall'altro lato, ossia la presenza sul territorio italiano di stretti e significativi vincoli di natura familiare richiede che questa risulti pienamente conforme rispetto alle disposizioni che regolano il settore dell'immigrazione. Con ciò si vuole dire che la valutazione circa la presenza di familiari va effettuata nella sola ipotesi - qui pacificamente non ricorrente - in cui gli stessi siano comunque regolarmente presenti sul territorio italiano
  • TAR Lazio Sentenza dell'11 dicembre 2015 - 30 marzo 2016 n. 3906: il ricorrente, che è entrato in Italia nell'anno 2000 e vive con la moglie, la figlia e la sorella (italiana) entrambe nate nel 1996, propone impugnazione nella quale sostanzialmente si lamenta l'omessa ponderazione della propria situazione familiare anche in relazione alla durata del soggiorno pregresso ai sensi della normativa vigente rispetto alla condanna per reato in materia sessuale
  • TAR Veneto Sentenza del 10 - 29 marzo 2016 n. 326: nell'istanza presentata il cittadino straniero aveva dichiarato di non essere coniugato e di non avere figli minori e/o conviventi a carico e che, comunque, l'esistenza di figli in maggiore età (così come desumibile dalla documentazione in atti) non è sufficiente a fondare la tutela dell'unità familiare, essendo quest'ultima riservata ai membri del nucleo familiare previsti dall'art. 29 comma I. del D.Lgs. 286/98, ovvero figli minori o maggiorenni a carico; detta ultima circostanza è insussistente nel caso di specie in quanto è stato lo stesso ricorrente ad affermare che i propri figli svolgono una regolare attività lavorativa
  • TAR Lombardia Sentenza del 9 - 24 marzo 2016 n. 592: si deve ritenere che il principio di protezione dell'unità familiare, con specifico riguardo alla posizione assunta nel nucleo dai figli minori in relazione alla comune responsabilità educativa di entrambi i genitori, fondi il diritto di ottenere - nella pienezza delle prerogative che spettano all'Amministrazione - una rivalutazione del giudizio di pericolosità sociale nell'ambito di un riesame del procedimento di rinnovo del titolo di soggiorno
  • TAR Lazio Sentenza dell'11 dicembre 2015 - 22 marzo 2016 n. 3458: il Collegio ritiene, in linea con la giurisprudenza dominante e con il chiaro disposto dell'art. 29, comma 6, ultimo periodo, del D. Lgs. n. 286/1998, che il permesso ex art. 31, comma 3, non possa essere convertito in permesso per motivi di lavoro; al riguardo l'art. 29, comma 6, del D. Lgs. n. 286/1998, che non consente expressis verbis la conversione di tale permesso in uno per motivi di lavoro, ha un palese significato antielusivo sotteso alla norma citata, nella misura in cui l'assistenza al minore è una vicenda sì necessitata, ma transeunte e governata dall'AGO nell'esclusivo interesse del minore, onde solo per questa ragione sono consentiti tanto il soggiorno del genitore nel territorio della Repubblica e l'ammissione di questi al lavoro, in deroga ai normali criteri previsti dal medesimo d.lgs n.286/1998, sì da garantire al minore il soddisfacimento dei di lui bisogni affettivi, educativi e materiali 
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 10 dicembre 2015 - 9 marzo 2016 n. 80: la tutela della famiglia e dei minori assicurata dalla Costituzione implica che ogni decisione sul rilascio o sul rinnovo del permesso di soggiorno di chi abbia legami familiari in Italia debba fondarsi su una attenta ponderazione della pericolosità concreta e attuale dello straniero condannato, senza che il permesso di soggiorno possa essere negato automaticamente, in forza del solo rilievo della subita condanna per determinati reati. Nell'ambito delle relazioni interpersonali, infatti, ogni decisione che colpisce uno dei soggetti finisce per ripercuotersi anche sugli altri componenti della famiglia e il distacco dal nucleo familiare, specie in presenza di figli minori (in questo caso nato in Italia e cittadino italiano)
  • TAR Marche Sentenza del 26 febbraio - 7 marzo 2016 n. 73: la considerazione dei legami familiari dello straniero è sempre doverosa persino nei casi in cui il richiedente abbia riportato condanne penali. Purtuttavia, tale ponderazione comparativa non deve sempre risolversi nel senso della necessaria recessività dell'interesse alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblici, tenendo presente che l'interesse al mantenimento dell'integrità del nucleo familiare viene a confrontarsi con quello - sicuramente non recessivo ex se o a fortiori ex ante - al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblici: nell'esercizio dell'ampia discrezionalità di cui gode nella materia de qua, può legittimamente fondare il giudizio di pericolosità sociale sulla particolare gravità del reato commesso, dovendosi ritenere, in questo caso, la pregressa lunga permanenza sul territorio nazionale del medesimo e l'esistenza di legami familiari quali elementi che accentuano il disvalore del fatto commesso 
  • TAR Toscana Sentenza del 17 febbraio - 4 marzo 2016 n. 397: non possono essere presi in esame, nella presente sede, gli elementi fattuali rappresentati nella relazione della Questura  in ordine all'interruzione della convivenza con gli affidatari da parte della ricorrente e alla mancanza di integrazione sociale della stessa, poiché gli stessi avrebbero dovuto costituire motivazione del provvedimento impugnato ed essere quindi esplicitati nel medesimo
  • TAR Piemonte Sentenza del 3 febbraio - 3 marzo 2016 n. 281: nel caso in questione il ricorrente è giunto sul territorio nazionale dopo essere stato affidato dai genitori allo zio con uno specifico istituto del diritto islamico, la Kafala (riconosciuto nel suo valore dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo e citato anche dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (nella sentenza n. 21108 del 15.09.2013) e solo per motivi non dipendenti dalla sua volontà o dalla non tempestiva richiesta di regolarizzazione da parte del suo affidatario non è stato destinatario di un formale provvedimento di affidamento anche in Italia o del parere della Direzione Generale dell'Immigrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Da qui l'assimilabilità della sua situazione a quella di "minore comunque affidato" ai sensi della vigente normativa e la sussistenza, nel diniego di conversione impugnato, dei dedotti vizi di violazione dell'art. 32 del d.lgs. n. 286/1998 e di eccesso di potere per travisamento dei fatti
  • TAR Sardegna Sentenza del 20 gennaio - 1° marzo 2016 n. 192: la disciplina invocata dal ricorrente, benché incline a tutelare quanto più possibile i legami familiari del cittadino straniero, ovviamente presuppone che gli stessi concretamente esistano, non essendo sufficiente il dato formale della presenza in Italia di suoi figli minori, laddove risulti provato -come nel caso di specie, all'esito dell'istruttoria svolta dalla Questura- che l'interessato ha ormai da anni reciso ogni legame con gli stessi
  • Consiglio di Stato Sentenza dell'11 - 26 febbraio 2016 n. 797: se lo straniero, come nel caso di specie, non ha alcuno dei legami familiari, espressamente e tassativamente previsti dall'art. 29 del d. lgs. 286/1998, che lo pongono nelle medesime condizioni sostanziali di chi avrebbe titolo ad ottenere formalmente il ricongiungimento, egli non può invocare l'applicazione dell'art. 5, comma 5, del medesimo d. lgs. 286/1998, anche dopo la pronuncia della Corte costituzionale n. 202/2013, né lamentarne la violazione da parte dell'autorità amministrativa che abbia fatto doverosa applicazione, in ipotesi di condanna penale, dell'automatismo espulsivo. Ne discende che, seppur con le esposte precisazioni, non è affetta da error in iudicando la sentenza che abbia ritenuto legittimo il provvedimento con il quale il Questore, in applicazione dell'automatismo espulsivo, abbia rifiutato il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro nei confronti dello straniero, non avente alcuno dei legami familiari previsti dall'art. 29 del d. lgs. 286/1998 e condannato, anche ai sensi dell'art. 444 c.p.p., per uno dei reati previsti dall'art. 4, comma 3, del medesimo d. lgs. 286/1998
  • TAR Liguria Sentenza del 18 - 19 febbraio 2016 n. 181: il provvedimento impugnato dà atto "che non risultano legami familiari suscettibili di valutazione comparata", mentre la ricorrente ha provato di risiedere con la madre, soggiornante di lungo periodo. Pertanto il provvedimento risulta affetto da difetto di istruttoria e di motivazione
  • TAR Sicilia Sentenza del 28 gennaio - 15 febbraio 2016 n. 521: il Collegio esclude che la circostanza dell'affermarsi il ricorrente genitore naturale del figlio della convivente Sig.ra ** attribuisca allo stesso il diritto di ottenere, così come dallo stesso postulato, il rilascio del permesso di soggiorno a norma degli artt 19 del D.Lgs. n. 286/1998 e 28 del D.P.R. n. 394/1999, poichè, come evidenziato dalla Amministrazione intimata all'interno della memoria depositata in segreteria il 19/12/2015, essa "non può essere il presupposto per il rilascio di un permesso di soggiorno per motivo di "lavoro". Se e quando nascerà il figlio di cittadina italiana e sarà convivente con questi potrà richiedere il permesso di soggiorno per motivi di "famiglia" di cui all'art. 19 comma c del D.L.vo 25 luglio 1998, n. 286 e all'art. 28, comma 1 lett. b) del D.P.R. 31 agosto 1999, n. 394"
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 27 gennaio - 10 febbraio 2016 n. 175: costringere il ricorrente a tornare al suo paese di origine dove è assente da molti anni potrebbe compromettere quelle possibilità di cura che in loco vengono garantite efficacemente e soprattutto costringerebbe al rientro in Marocco anche del resto della famiglia, interrompendo il percorso di studi dei figli più grandi che stanno per conseguire attestati utili per trovare un lavoro con cui mantenere la famiglia 
  • TAR Campania Sentenza del 4 novembre 2015, 27 gennaio  - 4 febbraio 2016 n. 660: il ricorrente quale minore affidato ad un tutore rientra tra i soggetti legittimati a richiedere il permesso ex art. 32 comma 1 t.u.i. dato che ai sensi della predetta normativa, ai minori affidati ai sensi dell'art. 2 della legge n. 184/1983 può essere rilasciato un permesso di soggiorno per motivi di studio, di accesso la lavoro, di lavoro subordinato o autonomo, per esigenze sanitarie o di cura. La giurisprudenza ha riconosciuto l'applicabilità della norma citata anche ai minori "comunque" affidati ai sensi dell'art. 2 cit. non risultando giustificata una discriminazione tra minori affidati e minori sottoposti a tutela, per cui il permesso va rilasciato quando il minore sia stato sottoposto non solo ad un affidamento con provvedimento amministrativo o giudiziario ma anche in caso di tutela ai sensi degli artt. 343 e segg., trattandosi di istituti comunque finalizzati ad assicurare la cura del minore
  • Consiglio di Stato Sentenza del 19 novembre 2015 - 25 gennaio 2016 n. 244: non può quindi addebitarsi all'Amministrazione l'omessa considerazione degli invocati elementi sopravvenuti, che lo straniero ha omesso del tutto di documentare tempestivamente ed a tempo debito nella sede procedimentale (nella quale non si è attivato nemmeno per rappresentare puntualmente l'asserito mutamento di residenza, peraltro rimasto privo di riscontro probatorio anche nella presente sede giudiziale, che non ha consentito la effettiva ricezione dell'avviso ex art. 10-bis l. n. 241/1990), sì che la dedotta situazione familiare può essere presa in considerazione dall'Amministrazione solo ai fini di un eventuale riesame del provvedimento stesso, ma non costituisce certo parametro "retroattivo" di illegittimità del provvedimento
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 22 ottobre 2015 - 18 gennaio 2016 n. 55: fondatezza delle censure con le quali si deduce la violazione di legge in ordine al (lo pseudo) rilascio del permesso di soggiorno per minore età valido un solo giorno e all'omessa valutazione del reddito percepito dal ricorrente in ragione dell'attività lavorativa prestata a seguito di regolare contratto di (all'epoca) apprendistato
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 17 dicembre 2015 - 13 gennaio 2016 n. 40ove lo straniero abbia nel nostro Paese i legami familiari previsti dall'art. 29 del d.lgs. n. 286 del 1998, le condanne per i reati che sono considerati normalmente ostativi (come quelli in materia di stupefacenti) costituiscono elementi che possono giustificare il diniego del permesso di soggiorno solo all'esito di una valutazione discrezionale chiamata a metterli in comparazione con l'interesse all'unità del nucleo familiare e con gli altri elementi indicati dalla norma
  • TAR Toscana Sentenza del 17 dicembre 2015 - 13 gennaio 2016 n. 4: la mera allegazione di un documento (cfr. doc. 6: estratto riassunto di atto di nascita di **) da cui risulterebbe la nascita di un soggetto con nome paterno riconducibile a quello del ricorrente non integra, all'evidenza, il requisito della sussistenza di legami familiari richiesti dall'art. 5 comma 5 D.Lgs. 286/98. Inoltre, non risulta che detta circostanza sia stata portata all'esame dell'amministrazione nel corso del procedimento amministrativo, con la conseguenza che l'atto impugnato, anche sotto il profilo in esame, è stato legittimamente emesso. Rileva infine che nessun'altra circostanza, relativa alla convivenza, alla custodia ed al mantenimento del minore, è riferita dal ricorrente, che si è sostanzialmente limitato, anche in questa sede processuale, ad allegare al ricorso il documento citato
  • TAR Emilia Romagna Sentenza del 15 dicembre 2015 - 12 gennaio 2016 n. 18: nel caso di specie i legami familiari sarebbero costituiti dalla presenza sul territorio dello Stato del nucleo familiare del fratello con il quale il ricorrente non conviveva quando si trovava in Italia. Non è a questi tipo di legami familiari che si riferisce la sentenza della Corte Costituzionale quando richiede la valutazione in concreto anche per chi non si è formalmente ricongiunti al proprio nucleo familiare. Non è la presenza in Italia di parenti di qualunque tipo che legittima una valutazione in concreto della pericolosità
    Consiglio di Stato Sentenza del 5 marzo 2015 - 8 gennaio 2016 n. 24: i rapporti familiari esistenti in Italia riguardano solo parte della famiglia di origine ed in particolare la madre che vive in altra città. Anche il rapporto con la unica sorella che vive nella stessa città non è qualificato dalla convivenza. Essi pertanto non appaiono sufficienti a giustificare un'autonoma tutela in carenza dei requisiti di reddito e di lavoro
  • TAR Lombardia Sentenza del 16 dicembre 2015 - 5 gennaio 2016 n. 8: con il ricorso all'esame, il Sig. ** - in Italia da molti anni (1994), con una moglie e 2 figlie in tenera età - impugna l'atto sfavorevole in epigrafe, deducendo in diritto la violazione degli artt. 4 comma 3, 5 comma 5 e 22 comma 11 del D. Lgs. 286/98, e l'eccesso di potere per carenza di istruttoria, dato che l'amministrazione ha trascurato di soppesare i legami familiari instaurati (ossia il nucleo costituito in Italia e la presenza di genitori e prossimi congiunti) e la condotta di vita irreprensibile con l'unica eccezione della (isolata e tenue) condanna per furto aggravato riportata nel 2012
  • TAR Lazio Sentenza del 12 novembre 2015 - 4 gennaio 2016 n. 26: il parere del Comitato per i minori stranieri, richiesto espressamente anche per i minori sottoposti a tutela, dall'art 32 del d.lgs. n. 286 del 1998, a seguito delle modifiche di cui al d.l. n. 89 del 2011 convertito nella legge n. 129 del 2011, non è considerato dalla giurisprudenza più recente, a cui il Collegio ritiene di aderire, un onere a carico dell'interessato, ma costituisce una fase endoprocedimentale facente capo all'Amministrazione procedente. La acquisizione di tale parere non può essere, pertanto, posta a carico dell'istante, con conseguente illegittimità del diniego di conversione fondato sulla mancanza del parere